Middle East and other countries { 29 galleries }
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Istanbul is changing face. The ruling party, AK Party, gave a twist to the country. On one hand, a slow and steady return to religious practices in everyday life, on the other hand the strong push to build new neighborhoods in the city. Entire areas are been demolished, thousands of people have moved to distant places. Some neighborhoods already have been slaughtered and rebuilt (not for old residents!), on others are working on. Some residents are struggling, others agree with the builders.
But the population begins to not passively accept this anymore.
First the troubles of Gezi Park, which the government wanted to destroy, and now the recent scandals affecting the sons of some ministers.
Meanwhile, however, the bulldozers are going on.
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Shooting in Istanbul for Living Magazine
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The Ottoman Empire was once known as the "Sick Man on the Bosphorus," but today's Turkey looks very healthy indeed. After eight years of Erdogan, it is much richer and more modern than the poor country that applied to join what was then known as the European Community more than 20 years ago. Its economy is growing three times as fast as those of other European countries. Driving from the western part of Turkey into the eastern provinces of Bulgaria and Romania, one wonders which side of the border the affluent part of Europe is actually on. Turkey achieved a growth rate of 9 percent last year. Unemployment has fallen to 11 percent, inflation is now down to 6 percent, Per capita income has tripled since Erdogan came into office. The British magazine The Economist has dubbed the country "the China of Europe."
A trip to Istanbul through the eyes of Ege sisters. Ayse and Ece Ege are the founders of the brand, "Dice Kayek". Dice Kayek is one of the most known fashion brands of Turkey, it takes its roots in Parisian Couture as well as Ottoman culture.
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Dal 1979 opera in Libano uno Squadrone Elicotteri della Cavalleria dell'Aria nell'ambito della Forza UNIFIL (United Nations Interim Forces in Lebanon). Essa viene costituita in seguito agli avvenimenti del marzo 1978 quando lo Stato d'Israele stanco delle continue incursioni provenienti dal territorio libanese decide di invadere il Libano fino al fiume Litani. Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU deliberò l'immediato invio di un contingente militare di 4.000 uomini con il compito di interporsi tra le forze palestinesi e le forze israeliane che, terminata l'azione dimostrativa, erano arretrate nei propri confini lasciando una fascia di circa 10 km a garanzia di eventuali sorprese. Ad oggi il personale è ridotto a 2.500. La zona dove è dislocata la forza di interposizione ONU è delimitata a nord dal fiume Litani, ad est dall'altipiano del Golan (congiungendosi con il contingente Undof che presidia il confine siro-israeliano), a sud dalla zona profonda 10 km dal confine israeliano, ad ovest dal Mar Mediterraneo. Questa zona nel corso degli anni è stata teatro di scontri tra le opposte fazioni in cui hanno perso la vita 170 caschi blu, tra cui anche tre italiani in incidente di volo che è tuttora sotto inchiesta per trovarne le cause. Il contingente italiano, su base interforze, è operante in Libano dal luglio 1979. Il contributo dell'Esercito è ad oggi di 40 uomini (tra tecnici specialisti e piloti) e 4 elicotteri AB-205 del 1° Reggimento "Antares". I compiti dell'unità sono quelli di ricognizione, ricerca e soccorso, trasporto, collegamento e sanitario (uno degli elicotteri è dedicato a questo servizio 24h e ready to go in 15 minuti). L'attività non conosce soste e viene svolta sia di giorno che di notte. Il personale viene sostituito ogni anno circa.
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Khiam è al confine tra Siria, Libano e Israele, nella valle di Shebaa. Qui si confrontano da sempre gli Hezbollah filoiraniani e l'esercito israeliano. I combattimenti sono quotidiani, cambia solo l'intensità. Il confine alle volte è così sottile, che risulta essere una semplice rete. Ci sono i resti di carri armati israeliani, cacciati anni fa, e resti delle prigioni ebraiche ora fortini del "partito di Dio", gli Hezbollah. In questa città, chiunque ha avuto una vittima in famiglia, spesso si lavora nei campi o nelle povere case, dove potrebbe avvenire da un momento all'altro un attacco aere israeliano, come purtroppo spesso accade.
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Emanuel, settlement in cisgiordania, è tristemente famoso per i due attentati subiti nel 2002 da autobus di linea blindati a poche centinaia di metri dal suo ingresso: 19 morti in tutto. E' un insediamento molto religioso, conta infatti tre sinagoghe, con meno di un migliaio di abitanti, in buona parte di origine russa. L'ingresso è come d'uso presidiato militarmente; non ci sono molti svaghi, giusto una pizzeria e due supermercati per le necessità quotidiane; la scuola femminile è circondata da reti e transenne e protetta da guardie armate. Durante una visita a Emanuel nel luglio 2002 è stato diramato un dispaccio militare su un probabile attacco terroristico. L'insediamento ha così ospitato i veicoli che transitavano nella zona, civili, militari e autobus di linea, ponendo a difesa degli ingressi e dei punti di osservazione uomini in armi. L'attacco non c'è stato, ma per tre ore l'insediamento è stato chiuso e nessuno poteva uscire. Le immagini sono del 2002 e del 2003.
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Viaggiare con gli autobus a Gerusalemme e negli insediamenti può essere una roulette russa. Sono esplosi spesso lungo le linee dirette agli insediamenti, vicini e non. L'autobus 32 trasporta ogni giorno centinaia di persone a Gilo, ormai definito dagli israeliani come quartiere di Gerusalemme, di fatto un insediamento. Lungo questa linea, alla fermata di Pat Junction, c'è un altare che ricorda i morti di una bomba che lì esplose. Anche altre linee, la 173, 14 o la 830 hanno altari lungo il percorso. Ad Emanuel c'è una lapide che ricorda addirittura due attentati al 473 che collega Gerusalemme a Tel Aviv passando per questo insediamento. Non sono bastati gli autobus blindati sulle linee extraurbane per gli insediamenti a salvare le 19 persone morte in due attentati avvenuti a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro. Eppure la gente, tra cui tantissimi militari di leva, continua a muoversi e a utilizzare l'unico mezzo di spostamento "sicuro" tra le città e gli insediamenti, il più economico per chi deve recarsi al posto di lavoro: l'autobus. Spesso frequentati da gente armata o da agenti di sicurezza che controllano persone sospette (leggi arabi) o borse abbandonate. L'ingresso alle stazioni centrali è sotto severo controllo da parte dei servizi di sicurezza, sia che si entri per prendere un bus, sia che si arrivi e si vada verso l'uscita: metal detector e perquisizioni personali sono normali.
Nei depositi può capitare di trovare altarini che ricordano gli autisti scomparsi, non solo di morte naturale. Loro stessi, alle volte, sono armati.
Il giorno 11 giugno 2003 un palestinese travestito da ortodosso si è fato esplodere in un autobus in Jaffa street: 17 morti.
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